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Il nome del nuovo Regno 

di A.Fogazzaro da "Piccolo Mondo Antico"

…Ciascuno faceva le proprie supposizioni sugli avvenimenti futuri; e tutti ne parlavano come di un dramma il cui manoscritto fosse già pronto fino all’ultimo verso, con i punti e le virgole, nella scrivania del Conte di Cavour…

Discorrevano sempre sottovoce, con una elettricità in corpo che dava luce per gli occhi e scosse per i nervi, assaporando il parlar sommesso con le porte e le finestre chiuse, il pericolo di aver quella lettera, la vita ardente che si sentivano nel sangue, le parole alcooliche a cui tornavano ogni momento, Piemonte, guerra, Cavour, duca di Genova, Vittorio Emanuele, cannoni, bersaglieri.

“Sapete che ore sono?  -disse Pedraglio guardando l’orologio,- Le dodici e mezzo! Andiamo a letto”.

Luisa uscì a prendere delle candele e le accese, stando in piedi; nessuno si mosse e sedette anche lei. Allo stesso Pedraglio, quando vide le candele accese, passò la voglia di andare a letto.

“Un bel Regno!” disse egli.

“Piemonte –disse Franco- Lombardo-Veneto, Parma e Modena.

“E Legazioni” fece V.

Altra discussione. Tutti le avrebbero volute le Legazioni, specialmente l’avvocato e Luisa; ma Franco e Pedraglio avevano paura di toccarle, temevano di suscitare difficoltà. Si riscaldarono tanto che l’allegro Pedraglio invitò i suoi compagni a gridare sottovoce: “Vosèe adasi fioeu!”. Allora fu V. che propose di andare a letto. Prese in mano la candela ma senza alzarsi.

“Corpo di Bacco!” disse egli, non sapeva bene se in forma di conclusione o di esordio. Infatti aveva una gran voglia di parlare, di sentir parlare, e non sapeva cosa trovar di nuovo. “Proprio corpo di Bacco!” esclamò Franco che era nelle stesse condizioni. Seguì in silenzio alquanto lungo. Finalmente Pedraglio disse: “Dunque?” e si alzò. “Andiamo?” fece Luisa avviandosi per la prima. “E il nome?” chiese l’avvocato. Tutti si fermarono. “Che nome?”. “Il nome del nuovo Regno”. Franco posò subito la candela: “Bravo -disse egli- il nome!” come se fosse una cosa da decidere prima di andare a letto. Nuova discussione. Piemonte? Cisalpino? Alta Italia? Italia?

Luisa posò presto la candela anche lei e Pedraglio perché gli altri non volevano passargli il suo Italia la posò pure. Però siccome il dibattito andava troppo per le lunghe, riprese la candela, e corse via ripetendo “Italia, Italia, Italia, Italia!” senza ascoltar i “zitto” e i richiami degli altri che lo seguirono in punta di piedi. Si fermarono tutti ancora ai piedi della scala che Pedraglio e l’avvocato dovevano salire per andare a letto e si diedero la felice notte. Luisa entrò nella vicina camera dell’alcova; Franco restò a vedere salire i suoi amici. “Ehi?” diss’egli a un tratto. Voleva parlar loro dal basso ma poi pensò invece di raggiungerli. “E se si perde?” sussurrò.

L’avvocato si contentò di uno sdegnoso “Off!” ma Pedraglio voltandosi come una iena afferro Franco per il collo. Si dibatterono ridendo sul pianerottolo della scala e poi “Addio”. Pedraglio corse su e Franco precipitò abbasso.

Sua moglie lo aspettava ferma in mezzo alla camera, guardando l’uscio. Appena lo vide entrare gli andò, grave, incontro, lo abbracciò stretto stretto, e quando egli, passati alcuni momenti, fece dolcemente atto di sciogliersi, raddoppiò la stretta, sempre in silenzio. Franco allora, intese. Ella lo abbracciava adesso come lo aveva impetuosamente baciato prima, quando si era parlato di andar tutti alla guerra. Strinse egli pure le tempie di lei fra le mani, le baciò, le ribaciò i capelli e disse dolcemente: “Cara, pensa che gran cosa, dopo, questa Italia!”. “Oh si!” disse ella. Alzò il viso al viso di suo marito e gli offerse le labbra. Non piangeva ma gli occhi erano un poco umidi. Vedersi guardar così, sentirsi baciar così da quella creatura briosa e fiera valeva bene alcuni anni di vita, perché mai mai ella non era stata con lui nella tenerezza, così umile!

“Allora -diss’ella- non resteremo più in Valsola. Tu dovrai lavorare come cittadino, non è vero?”.

“Si, si, certo!”.